Deposizione di Massimo Ciancimino - 08/02/2010

lunedì 8 febbraio 2010


interrogato dai PM Antonino Di Matteo e Antonio Ingroia al processo dell'ex generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento alla mafia per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nel 1995.

Lettera di Provenzano per Dell’Utri e Berlusconi
Si dimostra, tramite una serie di documenti, che nelle prime ispezioni in casa di Massimo Ciancimino non fu rilevata la cassaforte. In questa, secondo Massimo, vi erano importanti documenti fra i quali il papello di Riina e una lettera di Provenzano destinata a Dell’Utri e Berlusconi.
Di questa lettera, per caso, ne è stato trovato solo un frammento in uno scatolone contente materiale inutile a fini dell’indagine.
Tale missiva, risalente al 94, recitava “Intendo portare il mio contributo (che non sarà di poco conto) perché questo triste evento non ne abbia a verificarsi. Sono convinto onorevole Berlusconi che vorrà mettere a disposizione una delle sue reti televisive".


Precisazioni di Massimo Ciancimino riguardo la lettera
Nel 2002 “mio padre mi raccontò che questo biglietto, assieme all'immunità di cui aveva goduto Provenzano e alla mancata perquisizione del covo di Riina dopo il suo arresto, erano il frutto di un'unica trattativa con lo Stato che andava avanti da anni. E con questo messaggio Provenzano voleva richiamare il partito di Forza Italia, nato grazie alla trattativa, a tornare sui suoi passi e a non scordarsi che lo stesso Berlusconi era frutto dell'accordo
Io l'ho vista per l'ultima volta, ancora intera, circa uno o due mesi prima che la mia abitazione venisse perquisita dalle forze dell'ordine mentre mi trovavo in viaggio a Parigi. Quando rientrai mi fu sottoposto il verbale da firmare e leggendolo mi accorsi che vi era annotato sul documento che la lettera non era per l'appunto intera”.

Massimo doveva portare questa lettera al padre, che al momento era in carcere, per farla visionare. Quindi “Nel corso di un colloquio all'interno dell'istituto di pena avevo letto a mio padre la lettera mentre lui annotava e, di fatto, ne aggiustava i contenuti perfezionando quello che doveva essere l'esito finale”. “Questa elaborazione me la consegnò per portarla a Provenzano, cosa che feci anche se poi non so che fine abbia fatto


Documento inedito
Quindi Massimo presenta un documento inedito, che risalirebbe al 94-95: la minuta scritta dal padre che costituirebbe una rielaborazione della lettera di Provenzano “...anni di carcere per questa mia posizione politica intendo dare il mio contributo (che non sarà modesto) perché questo triste evento non abbia a verificarsi. Sono convinto che se si dovesse verificare questo evento (sia in sede giudiziaria che altrove) l’on. Berlusconi metterà a disposizione una delle sue reti televisive.
Se passa molto tempo ed ancora non sarò indiziato del reato di ingiuria, sarò costretto ad uscire dal mio riserbo che dura da anni”.
Secondo Ciancimino uscire dal riserbo significa raccontare “quella che era stata la nascita della coalizione che poi aveva dato vita al gruppo Forza Italia”.

Obiettivi della trattativa
Uno dei principali obiettivi di mio padre era quello di dare vita a un soggetto politico, che, non ci scordiamo, era proprio uno dei principali obiettivi di questa trattativa, di questi colloqui. Di fatto mio padre collocava certe posizioni assunte nel papello come argomenti da inserire in quello che doveva essere un eventuale programma di partito
Era quello di creare una nuova coalizione politica di centro cha avrebbe dovuto tenere conto di tutti i punti contenuti nel papello e nel contropapello, quella serie di modifiche che mio padre aveva proposto a Provenzano affinché lo stesso intercedesse con il Riina per una posizione meno rigida, quindi più elastica in merito a quelle 12 richieste
Erano avvenuti anche dei colloqui con lo stesso Licio Gelli che aveva aspirazioni di questo tipo” .

Massimo Ciancimino e i Carabinieri
"Io ero preoccupato che potesse uscire qualche notizia in merito al ruolo da me svolto nella trattativa, ma il De Donno ebbe a dirmi che non dovevo preoccuparmi perché su queste cose sarebbe stato messo il segreto di Stato e queste notizie non sarebbero mai venute fuori"
Il padre e il singor Franco (agente dei servizi segreti) gli confermarono che nessun magistato lo avrebbe mai chiamato a rispondere a nessuna domanda. “Cosa che in effetti avvenne fino a che non decisi di collaborare io con la giustizia”.

Ancora Provenzano e Dell'Utri
Ingroia e Di Matteo chiedono di spiegare pizzini e carteggi vari tra Provenzano e il padre, da uno dei quali emerge che Provenzano avrebbe parlato direttamente con Dell’Utri per far passare indulti o amnistie in favore di Vito Ciancimino
Provenzano comunica a mio padre di aver riparlato con Dell'Utri, tranquillizzandolo su quelle che erano le sue necessità in quel momento
"

Perchè parla solo ora: paura e minacce
Non ne volevo parlare. Non volevo parlare di Berlusconi, non avevo la minima intenzione di trattare questi argomenti fino a che non sono stato costretto, dopo che mi avete chiesto delucidazioni in merito alla lettera strappata rinvenuta durante il sequestro
"Mentre mi trovavo agli arresti domiciliari nel 2006 una persona dei Servizi segreti mi disse di non parlare della trattativa e dei rapporti con Berlusconi''. Era "accompagnato da due sottufficiali dell'Arma"
"La settimana scorsa sul parabrezza dell'auto blindata la mia scorta ha trovato una lettera minatoria in cui si diceva che nessuno, neppure i magistrati di Palermo Di Matteo e Ingroia con cui sto collaborando, sarebbero riusciti a salvarmi”.
Maggio scorso un agente dei Servizi si presento a casa sua dicendogli di “preoccuparsi dell'incolumità di suo figlio”.

0 commenti:

Posta un commento

 
 
 

Borse.it news