Giovanni Falcone: I messaggi di Cosa Nostra

venerdì 22 gennaio 2010

Tratto dal libro di Giovanni Falcone "Cose di Cosa Nostra", scritto nel '91 (un anno prima di morire) e che consiglio di acquistare.



I messaggi di Cosa Nostra diretti al di fuori dell'organizzazione informazioni, intimidazioni, avvertimenti mutano stile in funzione del risultato che si vuole ottenere. Si va dalla bomba al sorrisetto ironico accompagnato dalla frase: « Lei lavora troppo, fa male alla salute, dovrebbe riposare», oppure: «Lei fa un mestiere pericoloso; io, al suo posto, la scorta me la porterei pure al gabinetto» due frasi che mi sono state rivolte direttamente.
Le cartoline e lettere decorate con disegni di bare o con l'eventuale data di morte accanto a quella di nascita, e pacchetti con proiettili sono riservati generalmente ai novellini, per sondare il terreno.
Quando la mafia fa telefonate del tipo: «La bara è pronta», accentuando l'inflessione siciliana, ottiene senza alcun dubbio un certo effetto.In questo caso facili da interpretare, le minacce tendono a mettere in moto un processo di autocensura. Direi anzi che si minaccia qualcuno solo quando lo si ritiene sensibile alle minacce.
La mafia è razionale, vuole ridurre al minimo gli omicidi. Se la minaccia non raggiunge il segno, passa a un secondo livello, riuscendo a coinvolgere intellettuali, uomini politici, parlamentari, inducendoli a sollevare dubbi sull'attività di un poliziotto o di un magistrato ficcanaso, o esercitando pressioni dirette a ridurre il personaggio scomodo al silenzio.
Alla fine ricorre all'attentato. Il passaggio all'azione è generalmente coronato da successo, dato che Cosa Nostra sa fare bene il suo mestiere.



Ciò che colpisce è la mostruosa lucidità con cui Giovanni affrontà la realtà e va incontro al suo destino.
In un intervista, dove gli domandavano se fosse un eroe senza paura, rispose: "L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno. L'importante è saper convivere con la propria paura senza farsi condizionare dalla stessa. Il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza"

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